Le parole contano

In questi anni stiamo lavorando in una rete di progetto che si occupa degli/delle orfani/e di femminicidio.

Riteniamo che sia giusto interrogarci sulle parole che usiamo per parlare di questa condizione.

Il termine “orfani speciali” venne utilizzato per la prima volta da Anna Costanza Baldry, con l’intento di evidenziare l’eccezionalità della condizione che questi bambini e bambine si trovavano a vivere: orfani/e che hanno perso la propria madre per mano del padre.

L’intento, positivo, di usare il termine “speciali” era quello di evidenziare la particolarità di questa situazione, di sensibilizzare su questo tema e di dare riconoscimento.

Allora perché pensiamo sia più adeguato usare il termine orfani/e di femminicidio?

Perché rende più chiaro il motivo per cui questi/e bambini/e vivono questa condizione cioè la violenza maschile contro le donne e il femminicidio. Usare un linguaggio più preciso e diretto ci permette di mettere al centro la verità della loro esperienza.

Il termine “speciali” rischia di minimizzare, addolcire e semplificare la realtà tragica di questi/e bambini/e: figli e figlie di donne vittime di femminicidio, segnati da una doppia perdita. Figli e figlie che hanno bisogno invece di essere riconosciuti, tutelati e accompagnati nel loro percorso di vita.

🌱Tutti possiamo fare la differenza scegliendo le parole giuste!

“Orphan of Femicide Invisible Victim” è un progetto selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.